Questo vuole essere un contributo alle riflessioni sul sistema grafologico francese apparso nel numero 4 di gennaio-aprile della rivista “Grafologia e sue applicazioni”, a cura di Angela Mele e Elena Manetti nel contesto scientifico e umanistico odierno.
Come evidenziato, il sistema grafologico francese considera lo scrivente in relazione continua con il suo ambiente e procede individuando l’interazione tra l’ambiente grafico nella sua globalità ed i segni che lo contraddistinguono. Si poggia sul principio interpretativo che la natura di queste interazioni è dinamica ed in divenire.
Citiamo: “Questo principio di interazione dinamica, che riguarda ogni sistema aperto e in evoluzione, se da una parte conferisce al metodo francese una certa difficoltà perché non assicura una soluzione precisa, ma sempre cangiante, dall’altra però si dimostra molto vicina ai principi della scienza moderna per la quale i fenomeni oggetti di studio non devono solo essere considerati come conseguenza di causa-effetto, ma in interazione reciproca e non lineare.”
Per illustrare quanto sia complessa e profonda la natura dell’interazione tra l’uomo ed il suo ambiente vogliamo portare all’attenzione due casi di acquisizioni recenti della biologia molecolare e della microbiologia particolarmente esemplificativi.
La prima, che ci viene dalla biologia molecolare, è l’epigenetica. Sembra che non sia la compagine genetica o il genoma a determinare in modo meccanicistico ed indipendente le cose. Si pensava che se si agisse su un gene lo si potesse in qualche modo ‘riparare’. Sembra oggi che non sia così lineare perché il gene non si esprime come fosse scisso dal contesto ma l’espressione di un gene è influenzato dall’ambiente e dagli altri (tanti) geni. Tra questi fattori ambientali ci sono la nutrizione, la presenza di pesticidi, di perturbatori endocrini, di polveri e di nanoparticelle, di metalli pesanti e via dicendo (causa di malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson e di malattie dovute all’alterazione
del neurosviluppo come l’autismo). Per fattori ambientali si intende anche società, cultura e in generale la relazione dell’io con il non-io nella sua sfera anche emozionale. Quest’azione di fattori ambientali sull’espressione dei geni prende appunto il nome di epigenetica.
Un esempio che colpisce: l’epigenetica ci spiega perché l’ape regina e l’ape operaia, pur avendo lo stesso identico patrimonio genetico, hanno morfologia e comportamento così diversi. All’ape regina viene somministrato in un epoca del suo sviluppo la pappa reale. Questo impatto ambientale, epigenetico, fa si che quei geni si esprimono in ben altro modo. (PLos Biology, The Honey Bee Epigenomes: Differential Methylation of Brain DNA in Queens and Workers. F Lyko et al. Nov. 2 2010).
Oggi comprendiamo che molte malattie ‘genetiche’ sono in realtà epigenetiche perché il fattore puramente genetico non potrebbe determinare da solo gli incrementi di patologia che stiamo osservando nella popolazione. Aggiungiamo che gli effetti epigenetici possono essere reversibili ma possono anche essere trasmesse per più generazioni.
La seconda acquisizione ci viene dalla microbiologia e riguarda i microorganismi (batteri, lieviti ed altri) che ci abitano creando in noi un complesso ecosistema chiamato microbiota. Questa popolazione nell’adulto pesa circa un chilo e mezzo (quanto il cervello). Abita la pelle, le mucose e soprattutto l’intestino. Si sa da tempo che la nostra digestione e il nostro sistema immunitario ne dipendono. Ora sappiamo qualcosa di veramente inaspettato e cioè che questi microrganismi producono circa l’ottanta percento dei nostri neurotrasmettitori. Il Lactobacillus produce il GABA, il Saccharomyces produce la noradrenalina; la Candida produce la serotonina e così via (Epigenetica e Psiconeuroendocrinoimmunologia. Le due facce della Rivoluzione in corso nelle scienze della vita. F. Bottacioli. EDRA 2013).
Siamo, in un certo senso, una chimera dove il microbiota che scambiamo continuamente con l’ambiente e con gli altri attraverso il respiro, l’alimentazione ed il tatto fa parte di un sistema condiviso, pangenomico che regola il nostro comportamento e dove il dentro e fuori di noi sono in un interscambio continuativo. In molti ospedali negli Stati Uniti oggi si ottengono incoraggianti risultati con il trapianto fecale nei casi di autismo. Un articolo apparso sul Journal of Psychiatric Research accosta il sistema microbiota all’inconscio collettivo. (J Psychiatr Res. 2015 Apr. 63: 1-9 Collective Unconscious: How gut microbes shape human behaviour. Dynan et al.).
Se aggiungiamo anche che i nostri neurorecettori variano in base alla presenza dei neurotrasmettitori capiamo di essere di fronte ad un sistema molto fluido, in divenire. Il tutto amplificato nella sua complessità dai ruoli condizionanti e modificanti come risulta dagli studi sui neuroni specchio.
Queste riflessioni ci sembrano importanti sia per tenere presente la complessità della relazione dell’individuo con il suo universo e di introdurre gli strumenti relativi di aggiornamento sia per meglio collocare le molte metodiche di studio applicate alla grafologia. Il senso è che c’è spazio per tutti quando le operazioni rimangono congrue.
Il profilo che scaturisce dalla grafologia francese rimane in essenza e correttamente una restituzione e non un referto clinico. Riguarda potenzialità e mutamento. La perizia grafologica altrettanto correttamente si colloca più vicino a quello che Enzo Bianchi chiama la giustizia retributiva. Hanno due specificità.
Per quello che riguarda la congruità degli aspetti tecnologici della ricerca scientifica ricordiamo l’affermazione di Luc Ferry: “…quello che Heidegger definisce “il mondo della tecnica”, cioè un universo nel quale scompare l’attenzione per i fini, per gli obiettivi ultimi della storia degli uomini a vantaggio di un interesse esclusivo per i mezzi. ”(Luc Ferry, Vivere con Filosofia. Trattato di filosofia ad uso delle nuove generazioni. Mondolibri S.p.A. Milano, 2008, p.198).
Concludiamo con le parole di Bertrand Russell che sono state scelte da C. Colo e J. Pinon nella introduzione del loro trattato di grafologia perché risuonano con lo spirito del lavoro del grafologo: “La filosofia, pur essendo incapace di dirci con certezza quale sia la vera risposta ai problemi che essa stessa pone, sa suggerire molte possibilità che allargano l’orizzonte dei nostri pensieri liberandoli dalla tirannia della consuetudine. Diminuendo il nostro senso di sicurezza nei riguardi delle cose come sono, essa aumenta grandemente la nostra conoscenza di come possono essere; scuote il dogmatismo alquanto arrogante di coloro che non sono mai entrati nella regione del dubbio liberatore, e tiene desta la nostra meraviglia mostrandoci cose familiari sotto un aspetto inconsueto.” (Bertrand Russell nelle conclusioni a “I problemi della filosofia”).
BIBLIOGRAFIA
Carey N. The Epigenetics Revolution. Icon Books Ltd. London 2011
Galimberti D. et al., Nutrigenomica ed epigenetica. Dalla biologia alla clinica. Edra 2017
Margulis L., et al. Chimeras and Consciousness. Evolution of the Sensory Self. The MIT Press 2011
Yong E. I Contain Multitudes. The Microbes Within Us and a Grander View of Life. The Bodley Head Penguin Random House London 2016